La Leggenda del Feudatario della Mot

Gran brutti tempi, quelli che i Pinetani vissero nei secoli bui del Medioevo. Il tiranno de la Mòt, infatti, che abitava con i suoi sgherri nell’inespugnabile Castel Belvedere, angariava con ogni tipo di torture e malversazioni la gente dell’altopiano, imponendo tasse assurde, pretendendo il diritto di prima notte ogni volta che una fanciulla stava per sposarsi, imprigionando e gettando nelle segrete più profonde del suo maniero chiunque osasse ribellarsi ai suoi ordini.

Ma anche la tirannia più crudele deve, a un certo punto fare i conti con la pazienza dei tiranneggiati e infatti un bel gruppo di Pinetani decise un giorno di farla finita con il signore de la Mòt. Ma come fare? Non avevano armi per assaltare e assediare il castello; non avevano denaro per assoldare a loro volta dei mercenari che combattessero in vece loro; non c’era, tra di loro, nessuno in grado di affrontare il prepotente a viso aperto, in un duello risolutore…

Alla fine, dopo tanto pensare e discutere, venne approvato un piano che avrebbe dovuto permettere ai Pinetani di ritornare ad essere liberi. Tutti sapevano, infatti, che ogni settimana, puntualmente alla stessa ora, il signore de la Mòt usciva a cavallo, da solo, per andare a caccia nelle foreste dell’altopiano. Si sentiva sicuro, il malvagio, e con le spalle coperte dalla sua crudeltà: nessuno avrebbe mai osato farli alcunché!

I cospiratori, invece, si procurarono una lunga falce, affilarono con cura la lama e si nascosero presso le stalle in località Valt, luogo ideale per un’imboscata. Non attesero a lungo: un improvviso rumore di zoccoli li avvisò che il tiranno stava per sopraggiungere: allungarono, allora, la falce e… zacc! ... con un colpo netto e preciso la testa del malvagio volò nell’aria e andò a sbattere contro il tronco di una quercia, rotolando in mezzo al prato.

Un urlo di trionfo si alzò dalle stalle del Valt: adesso, senza più padrone, gli sgherri sarebbero stati facili vittime dell’improvvisato esercito di ribelli e…

…e non fecero i conti con il destriero del signor de la Mòt che, malgrado il suo cavaliere fosse senza più testa, continuò tranquillo a galoppare e fece ritorno al castello, dando così l’allarme. I bravacci intuirono subito quello che era successo, presero le loro cose e fuggirono lontani, lasciando il maniero incustodito.

I Pinetani, così, non potendo vendicarsi con gli sgherri de la Mòt dei tanti torti subiti, se la presero con il Castel Belvedere, distruggendolo a tal punto che oggi non è più possibile riconoscerlo nell’intrico della selva.

Ma, raccontano i più anziani, in certe notti di cielo coperto, poco prima che scoppi un temporale, lungo la stradina che conduce a quelle che un tempo erano le stalle del Valt è possibile scorgere un misterioso fantasma senza testa, camminare avanti e indietro tenendo il cavallo per le briglie. È lo spirito senza pace del tiranno de la Mòt che sta cercando la sua testa, senza la quale non potrà mai avere pace per l’eternità.